Categoria: Metodi Alternativi
Nei mesi scorsi si è parlato molto del progetto “Minibrain”, pubblicizzato dal gruppo di ricerca del dott. Thomas Hartung, direttore del Johns Hopkins Center for Alternatives to Animal Testing, come di un possibile metodo per poter sostituire il modello animale nella ricerca sulle malattie neurologiche e nella ricerca di possibili molecole candidate a diventare farmaci
Oggi la LAV scende in piazza con lo slogan “Abbandonare gli animali è un dovere della ricerca”, che detto da chi, pur avendo un bilancio milionario, negli ultimi due anni ha finanziato con poche decina di migliaia di euro solo una mezza dozzina di laboratori, fa un po’ ridere; ma si sa, le cose si fanno sempre con i soldi degli altri.
FRAME è una delle più importanti fondazioni al mondo che si occupano di ricerca relativa ai metodi che non impiegano animali e ha rilasciato, nel caso di specie, alcune dichiarazioni che mettono bene in chiaro il quadro della situazione attuale sui metodi alternativi e sulla necessità dell’uso degli animali in ricerca.
Gli scienziati della Southern University Colorado Abbey hanno pubblicato una clamorosa ricerca sulla rivista Nature, svelando l’esistenza di un animale transgenico (creato in laboratorio) dalle caratteristiche sorprendenti.
Si definisce come antiaritmici una categoria ben precisa di farmaci che vengono impiegati in ambito clinico per trattare forme diverse e variegate di aritmie più o meno gravi.
Grazie alle staminali riusciamo a ricostruire la pelle – anche aree molto vaste – degli ustionati, riusciamo a cambiare un midollo osseo malato con uno sano, riusciamo a far funzionare meglio i cuori di chi ha avuto un infarto, o anche a recuperare “per i capelli” chi ha avuto un danno troppo esteso per via dell’infarto, e le prospettive che questa ricerca ci sta aprendo hanno un che di miracoloso, che lascia a bocca aperta.
Sicuramente avrete sentito quest’obiezione alla sperimentazione animale: “Non serve più a niente perché ci sono altri metodi, e con quelli si può far tutto!”.
Bene, vediamo questi cosiddetti “altri metodi” (o: metodi “alternativi”, anche se ora andremo a dimostrare proprio perché alternativi non sono, tuttalpiù complementari).