Nuovi vaccini e vecchi spauracchi

Abbiamo ricevuto delle segnalazioni di cittadini preoccupati riguardo determinate affermazioni diffuse nel 2018 dal sito dell’Ordine dei Biologi sulle nuove frontiere dei vaccini. Abbiamo quindi deciso di interpellare la virologa Graziella Morace ai fini di ripristinare una corretta informazione sull’argomento, con l’articolo che segue. [Nota della Redazione]
Disinformazione sul sito dell’ONB
Sulla pagina web dell’Ordine Nazionale dei Biologi, che purtroppo è diventata una vetrina di diffusione di opinioni anti-vax, è presente da ottobre 2018 un articolo sui vaccini a virus attenuati e sui vaccini ingegnerizzati (vaccini a mRNA e con virus vettore) della dott.ssa Loretta Bolgan [1], che è tornato alla ribalta in questo periodo in cui sono cominciate le prime vaccinazioni con i nuovi vaccini anti Covid-19.
Nell’articolo si insinua il dubbio della possibile ricombinazione tra il genoma umano e quello dei virus presente in tali vaccini, con conseguenti gravi rischi per la nostra salute. Tuttavia, quanto sostenuto nell’articolo è un insieme di banalità, sciocchezze o illazioni senza fondamento né base scientifica.
L’articolo inizia cercando di dimostrare la pericolosità dei vaccini con virus attenuati, cioè quelli in cui il virus viene reso incapace di provocare la malattia pur potendo ancora replicarsi (per mantenere un’elevata capacità di stimolare il sistema immunitario). Viene preso ad esempio il vaccino antipoliomielite di Sabin (OPV), ricordando la possibilità (molto rara) di retromutazione dei virus contenuti, ovvero la comparsa di mutazioni che ne ripristinano la capacità di provocare danni neurologici. Il rischio rappresentato dal vaccino attenuato era noto, ma veniva accettato perché, in una situazione di elevata circolazione mondiale, era necessario ottenere un’elevata immunità di popolazione.
Esiste un secondo vaccino antipolio (di Salk o IPV) che è costituito da virus inattivato e non presenta tale caratteristica, tuttavia la sua capacità immunogena è molto più bassa. Quando la strategia vaccinale con il vaccino OPV ha permesso di ridurre la circolazione del poliovirus di oltre il 99%, è stata sostituita da quella con il vaccino inattivato, che si usa in Italia dal 1999.
Tutta questa storia però non dimostra che i vaccini a virus attenuato siano pericolosi, non si può prendere un caso singolo a rappresentazione di un’intera categoria. Infatti i virus degli altri vaccini attenuati, cioè l’antimorbillo, l’antiparotite e l’antirosolia non presentano la capacità di reversione a virus selvaggio.
Un altro esempio che viene portato è quello dei virus influenzali, in cui lo scambio di parti di genoma tra ceppi simili (riassortimento) è una caratteristica nota, che gioca un ruolo chiave nell’insorgenza di nuovi ceppi di influenza A (ad esempio per riassortimento tra ceppi aviari e ceppi umani). Questa caratteristica è però utilizzata nell’articolo per sostenere che “poiché un ospite può essere co-infettato da più virus influenzali, la ricombinazione può avvenire nell’organismo ospite non solo tra i virus influenzali selvaggi, ma anche con i virus influenzali vaccinali qualora la persona abbia effettuato la vaccinazione, esponendola al rischio di sviluppare forme virali potenzialmente più aggressive, per sé stesso e per le persone con cui entra in contatto”, e a sostegno vengono citati due articoli. Peccato però che entrambi gli studi, condotti su modelli animali, dimostrino esattamente il contrario di ciò che afferma la Bolgan [2,3].
Successivamente, riprendendo un articolo del 2006 [4], si afferma che “altri vaccini che pongono un rischio sia per il vaccinato che per l’ambiente sono i vaccini a virus geneticamente modificati (GM) e i vaccini ingegnerizzati (vaccini a vettore virale)”, sostenendo che “gli effetti immunologici indesiderati associati con questa nuova tecnologia di vaccinazione includono reazioni immunopatologiche inaspettate, reazioni autoimmuni (correlate all’induzione di anticorpi anti-DNA) e tolleranza a lungo termine (correlata all’infezione persistente o latente)”. In realtà nell’articolo citato [4] la frase suona come “Potenziali effetti immunologici indesiderati associati con questa nuova tecnologia di vaccinazione includono…”, poiché non vi sono a tutt’oggi dati a sostegno di tali ipotesi.
Molte delle pubblicazioni citate in [4] non sono reperibili, altre non sono attinenti all’argomento, altre ancora sono su riviste di basso valore. Si tratta semplicemente di ansie (comprensibili, ma non condivisibili) legate ad una tecnologia nuova che poi, almeno per quanto riguarda i vaccini a virus geneticamente modificati, tanto nuova non è. Ad esempio, un vaccino GM che esiste già da diversi anni è il vaccino antinfluenzale vivo attenuato Fluenz Tetra. Il genoma del virus dell’influenza è costituito da 8 segmenti; nel vaccino attenuato ne sono conservati 2 wt (“originali”), mentre negli altri 6 vengono introdotte delle mutazioni che rendono il virus incapace di provocare la malattia. Questo vaccino è stato approvato negli USA dal 2012 e in Europa dalla fine del 2013 (ed è commercializzato anche in Italia) e finora non vi sono state comunicazioni di effetti immunopatologici nei vaccinati.
L’articolo sostiene anche che tali vaccini possano dare come conseguenza inserzioni random (cioè casuali) di parti dei virus vaccinali nei genomi cellulari dell’ospite, portando quindi ad alterazioni dell’espressione genica o attivazione di oncogeni cellulari. Questa è un’illazione veramente gratuita: non vi sono evidenze che qualche genoma di virus vaccinale, vivo attenuato o inattivato o GM si sia mai integrato nel genoma di un ospite, né in animali da esperimento né nell’uomo. Per quanto riguarda i vaccini a mRNA, in cui il frammento genomico corrispondente alla proteina Spike è trasportato nella cellula all’interno di microsfere di lipidi, non è verosimile che possa in qualche modo integrarsi nel nostro DNA e farci diventare degli “organismi geneticamente modificati”. Infatti, l’mRNA rimane nel citoplasma e non raggiunge il nucleo (dove si trova il DNA), inoltre è notoriamente instabile e viene facilmente degradato in componenti più piccoli dagli enzimi cellulari, perciò la sua permanenza all’interno della cellula è molto breve. Per potersi integrare, l’RNA dovrebbe essere retrotrascritto in DNA, ma in base all’enorme esperienza nel campo della genetica e della biologia molecolare possiamo dire che questa eventualità è talmente remota, che il rischio di essere investiti attraversando la strada ha una probabilità milioni di volte più alta.
Un’altra preoccupazione sollevata dalla Bolgan è il possibile trasferimento o ricombinazione di materiale genetico dai virus GM o dai vaccini ingegnerizzati alle cellule della linea germinale del vaccinato. Si tratta di una assurdità degna di una persona che non ha idea di ciò di cui sta parlando, uno degli spauracchi agitati dai no-vax per inculcare nelle persone il timore dei vaccini. Non è assolutamente possibile che un vaccino iniettato in un arto possa raggiungere le cellule riproduttive. I virus dei vaccini non vanno a spasso nel nostro organismo, penetrano nelle cellule della zona e lì producono i loro antigeni, che vengono riconosciuti dal sistema immunitario ed eliminati. Inoltre, come detto prima, il genoma dei virus vaccinali non si integra nelle cellule.
E, dulcis in fundo, nell’articolo si trova un’ulteriore chicca: “poiché i ceppi vaccinali possono persistono (sic) nei destinatari vaccinati, se la specie bersaglio è un animale da produzione alimentare, il virus può permanere lungo la catena alimentare”. Un’altra affermazione, copiata dall’articolo del 2006 [4] senza uno straccio di prova: sarebbe interessante sapere su che basi venga sostenuta, per quale motivo i virus vaccinali dovrebbero persistere nell’organismo mentre quelli che ci infettano “naturalmente” vengono eliminati dal sistema immunitario.
Nonostante i grandi passi avanti della medicina, per tutte le malattie infettive (inclusa la Covid-19) la prevenzione rimane l’arma migliore in nostro possesso.
Spargere disinformazione contro le evidenze scientifiche, con lo scopo di ostacolarla come fanno certi negazionisti e anti-vax è un’azione irresponsabile, che mette a repentaglio la salute di tutti.
Graziella Morace è virologa ed esperta di vaccini. Dopo oltre quarant’anni di lavoro come Primo Ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità è ora felicemente in pensione, ma continua ad occuparsi attivamente di scienza.
Riferimenti
[2] Parks CL, Latham T, Cahill A, O’neill RE, Passarotti CJ, Buonagurio DA, Bechert TM, D’Arco GA, Neumann G, Destefano J, Arendt HE, Obregon J, Shutyak L, Hamm S, Sidhu MS, Zamb TJ, Udem SA. Phenotypic properties resulting from directed gene segment reassortment between wild-type A/Sydney/5/97 influenza virus and the live attenuated vaccine strain. Virology. 2007; 367: 275-287. (Nel complesso, nessun ceppo riassortante era più virulento del ceppo wild-type (selvaggio) e infatti 33 dei 34 virus ricombinanti si sono replicati in modo meno efficiente. Questi risultati suggeriscono che è improbabile che il riassortimento genetico tra ceppi selvatici e vaccino produca virus con nuove proprietà e che il probabile esito del riassortimento sarà un virus attenuato).
[3] Kiseleva I, Dubrovina I, Bazhenova E, Fedorova E, Larionova N, Rudenko L. Possible outcomes of reassortment in vivo between wild type and live attenuated influenza vaccine strains. Vaccine. 2012; 30:7395-7399. (Nessuno dei riassortanti, tra virus wild-type (wt) e ceppi vaccinali attenuati, era più virulento dei virus parentali wt, o ha rivelato lesioni macroscopiche significativamente più elevate negli embrioni di pollo (nota: che si usano per coltivare i virus influenzali in laboratorio) rispetto ai virus wt. I nostri risultati suggeriscono che è improbabile che il riassortimento genetico tra wt e ceppo vaccinale porti a una progenie riassortante virulenta. Questi risultati forniscono un ulteriore supporto sulla sicurezza dei ceppi vaccinali attenuati.).
[4] Chan VS. Use of genetically modified viruses and genetically engineered virus-vector vaccines: environmental effects. J Toxicol Environ Health A. 2006; 69:1971-1977.