73×0=0 – L’incompetenza non migliora se condivisa
Ci segnalano l’ennesimo articolo ripieno di pseudoscienza, pubblicato sul blog animalista “Nel Cuore”. Nell’articolo la Dott.ssa Venco, medico chirurgo, si lamenta del fatto che né il ministero né l’Università di Modena abbiano risposto ad un loro comunicato nel quale (solo a loro dire) “si demolisce il protocollo sperimentale usato a Modena sui macachi”. Obiettivamente, letta la contestazione, non stupisce che il Ministero non si sia degnato di rispondere a una trattazione così intrisa di errori scientifici.
Il documento (18 pagine) è firmato da ben 73 professionisti (in alcuni articoli di cronaca definiti con il roboante termine di “scienziati”) che però dimostrano di non avere nessuna competenza in quello che vanno a contestare. Iniziamo con vedere chi sono i 73 nomi (per lo più stranoti a chi, come noi, segue i vari sproloqui pseudiscientifici che i sedicenti esperti delle varie associazioni animaliste regolarmente riversano sul web). In dettaglio, in calce a quel comunicato, possiamo trovare la firma di 22 veterinari, altrettanti medici di varia specializzazione (da chi si occupa di amministrazione sanitaria a chi si occupa di allergologia, radiologia o addirittura pediatria), una decina di biologi e poi a seguire fisioterapisti, psicologi, farmacisti ed infermieri: tutti quanti saranno certamente estremamente competenti nel loro campo di lavoro e se avessimo bisogno di portare un animale domestico da un veterinario siamo strasicuri che sarebbe in ottime mani ma bisognerebbe chiedersi se i titoli elencati gli diano, ipso facto, competenza per contestare un protocollo sperimentale estremamente specialistico come quelli di neurofisiologia in uso nell’università di Modena. La riposta, purtroppo, è negativa e non giova il numero dei firmatari perché, come già ricordato nel titolo, 73×0=0. Se nessuno sa di cosa si parla il risultato rimarrà zero, anche aumentando il numero dei firmatari.
Noi speriamo che la maggior parte di detti firmatari abbia firmato il documento sulla fiducia, leggendolo sommariamente e fidandosi della supposta competenza dell’ignoto redattore perché gli errori sono così vari e numerosi da spiccare visibilmente a chiunque abbia anche solo un po’ masticato la materia in questione. Noi, come nostro costume, referenzieremo la bibliografia, in maniera da permettere a chiunque un agevole controllo: a tal proposito, lascia molto a desiderare dal punto di vista scientifico un’affermazione contenuta nel documento di cui sopra, in cui si legge che
La bibliografia di tutto quanto affermato in premessa è a disposizione di chi ne faccia richiesta
Premessa che, detto per inciso, è ripiena zeppa del solito materiale di propaganda, fatto di frasi decontestualizzate, di cherry picking estremo nonché di citazioni di articoli già ampiamente confutati in altre sedi.
Alcune citazioni sono chiaramente strumentali e tese a dimostrare cose indimostrabili come, ad esempio, la citazione sulla differenza della struttura proteica tra uomo e scimpanzé [1]: le differenze proteiche, infatti non vanno necessariamente ad inficiare la funzionalità della proteina in oggetto perché i siti attivi tendono ad essere conservati durante l’evoluzione, e questo è un concetto che dovrebbe essere noto a chiunque si occupi di biologia o medicina.

Confronto tra la sequenza tra l’insulina umana (in alto) e quella bovina (in basso) nonostante la differenza del 20% della sequenza amminoacidica, la funzionalità è identica (analisi BLAST)
La dimostrazione più banale e facilmente sotto gli occhi di tutti, è data dalla perfetta funzionalità nell’uomo da parte di molecole di insulina bovine o suine, che hanno permesso a milioni di diabetici di vivere una vita quasi normale, sino allo sviluppo delle insulina ricombinanti. L’omologia tra l’insulina bovina e quella umana è infatti di solo l’80%, ma questo 20% di differenza non va a modificare la funzionalità della proteina, che infatti è costante tra quasi tutti i mammiferi (si adopera infatti anche in ambito veterinario, per il trattamento di cani diabetici, cosa che i veterinari firmatari dovrebbero sapere).

L’insulina suina funziona anche sui cani.
Completamente ascientifica è inoltre il suggerimento di voler sostituire tecniche di imaging all’inserzione di un elettrodo, e speriamo che chi lo ha scritto intendesse scherzare perché questa affermazione dimostra che lo stesore non ha neppure le basi di neurofisiologia.
Ma andiamo a vedere in dettaglio alcuni dei principali errori che dimostrano la totale incompetenza dei 73 nel commentare un protocollo di questo livello. Iniziamo col dire che il protocollo a cui fanno riferimento è un estratto da una domanda presentata nel 2005 e che il suddetto protocollo è stato approvato dal Ministero della Salute, con il parere positivo dell’Istituto Superiore di Sanità (in realtà il progetto è stato addirittura co-finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). Inoltre da quel progetto sono state tratte varie pubblicazioni internazionali e anche i vari referee delle riviste internazionali (che sono esperti nel campo specifico della pubblicazione) non hanno avuto mai avuto nulla da obiettare né sul protocollo anestetico, né sul protocollo chirurgico né, tantomeno, su quello istologico adottato a Modena.
I nostri fantastici 73 professionisti iniziano la trattazione (dopo la già citata tirata propagandistica e una successiva sparata sullo stress dei macachi -che nessuno di loro probabilmente ha mai visto da vicino durante la loro carriera-) contestando il protocollo anestetico utilizzato.
Il primo momento divertente si ha quando si legge che durante l’esperimento si arriva
all’impianto di microtelecamere a livello cerebrale
Si, avete letto bene. Parlano proprio di MICROTELECAMERE! Devo dire che questa parola da sola dovrebbe essere sufficiente per capire che i 73 non hanno la più pallida idea di cosa tratti l’esperimento in questione, dato che quella che viene impiantata è una camera di registrazione, che nulla ha a che vedere con una telecamera.
come detto: 73×0=0…

Una camera di registrazione per macachi. Vi sembra assomigli ad una telecamera?
Già questo grossolano errore dovrebbe essere più che sufficiente per definire la competenza dei nostri fantastici 73 ed archiviare quanto segue come spazzatura (e forse questo è quello che avranno fatto al Ministero) ma noi, seppur tentati, abbiamo deciso di andare avanti e quindi vi forniremo ulteriori perle tratte da cotanta dissertazione.
L’articolo continua contestando l’anestetico utilizzato (Ketamina + Xilazina o Zoletil) affermando che
L’utilizzo di Zoletil (Tiletamina – Zolazepam) o Ketamina + Xilazina era forse pensabile trent’anni fa
a cui segue una interessante, quanto non referenziata, dissertazione sui potenziali problemi della Ketamina che, a detta loro,
nessun veterinario, per quanto di modesta professionalità, utilizza più da almeno tre lustri sui pet (cani, gatti, conigli nani, porcellini d’india, rettili ecc)
E sui primati? Perché, per l’appunto, gli animali elencati (e sui quali tutti i veterinari firmatari avranno sicuramente un’ottima ed ampia esperienza) sono tutti pet, cioè animali da compagnia.
Come dicevamo, il protocollo anestesiologico è già stato valutato dagli esperti del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (che viene obbligatoriamente interpellato ogni volta che si debba autorizzare una sperimentazione su primati) ed è stato valutato congruo, così come hanno fatto i vari esperti delle riviste scientifiche che hanno pubblicato i lavori e questo dovrebbe essere già sufficiente, ma se uno volesse essere ancora più sicuro basterebbe leggere la letteratura internazionale riportata in calce al progetto presentato per trovare che il protocollo è appropriato.
La letteratura è molto ampia e arriva al 2003, cioè poco prima della presentazione del progetto, che ricordiamolo era del 2005.
Ma forse anche in questo caso c’è un po’ di allergia alla consultazione della letteratura scientifica in lingua straniera ed allora vogliamo portare in esempio ai nostri “esperti” un ulteriore riferimento bibliografico, recente e, per la loro comodità, pure in italiano.
Stiamo parlando della seconda edizione (datata 2008) del testo “Elementi di anestesia degli animali esotici e selvatici”, a cura di Alessandro Mazzi che, all’anestesia dei primati dedica un intero capitolo. E cosa suggerisce il testo per l’anestesia dei primati, si domanderanno i nostri attenti lettori?
L’anestetico di scelta per i primati secondo i principali testi di anestesia veterinaria è proprio la ketamina. immagine tratta da pag. 164
Ma ovviamente la ketamina (anche in associazione con la xilazina) che invece i nostri 73 (in)esperti giudicavano inadatta…
come dicevamo: 73×0=0, anche questa volta.
Ma andiamo avanti. Saltiamo a piè pari la parte di insinuazioni su tricotomia e monitoraggio dei parametri vitali, assolutamente speculative e al limite della diffamazione. I progetti che si presentano al Ministero (e anche quelli riportati nelle riviste scientifiche) sono ovviamente riassuntivi e non vengono esplicitati tutti i fattori che rientrano nella definizione di “best practice”, così come in un articolo di neurochirurgia non viene elencato che il paziente viene rasato, intubato, la cute disinfettata e che vengono monitorati i parametri vitali, proprio perché si presuppone che il tutto venga letto da persone che dovrebbero esser esperte e che quindi danno per scontati tutti i passaggi intermedi.
Un’altra vetta di incompetenza viene dimostrata quando viene trattato il protocollo di fissazione del cervello. I nostri 73 affermano che
la concentrazione della formalina (5%) è del tutto inadeguata per la fissazione dei tessuti post-mortem
ma che dice la letteratura a riguardo, con riferimento alla perfusione del cervello di una scimmia?
Si, avete indovinato… perfusione con formaldeide in soluzione acquosa!
Se la fissazione avviene per immersione, la fissazione deve avvenire in formalina al 10%, con due settimane di immersione, come consigliano anche i testi di anatomo-patologia3. Questa lunga durata, associata al grande volume di fissativo impiegato, è necessaria poiché in quel caso il fissativo penetra nei tessuti per diffusione. Nel caso di Modena, invece, il fissativo arriva in ogni punto grazie alla perfusione e quindi per la fissazione basta un tempo minore e una concentrazione del 5% (protocollo, ricordiamolo ancora una volta, valutato corretto anche degli esperti del Ministero, dell’Istituto Superiore di Sanità e dai vari referee delle riviste).
Come dicevamo… 73×0=0
La filippica successiva, sulla gelificazione delle proteine del sangue in presenza di formaldeide, è un’ulteriore dimostrazione del fatto che i nostri 73 prodi non abbiano la più pallida idea di cosa stiano parlando. Il fissativo, infatti, non entra mai in contatto con il sangue, dato che questo viene sostituito dalla soluzione fisiologica perfusa dopo l’eutanasia. Anche questa è unatecnica standard di fissazione del tessuto cerebrale che si adopera correntemente in ricerca e stupisce che qualcuno che ritiene di essere in grado di criticare un protocollo giudicato corretto da Ministero, ISS e altri esperti di neurofisiologia non lo sappia. Eppure sarebbe bastata una breve ricerca bibliografica, anche superficiale, per scoprirlo.
Ancora una volta 73×0=0
Ugualmente piena di errori è la trattazione finale sul metodo di soppressione utilizzato. Iniziamo con il dire che è puerile tentare di contestare un protocollo del 2005 citando la direttiva del 2014 appena uscita (al caso uno dovrebbe citare il DL 116/92, che era in vigore al momento in cui quel protocollo è stato approvato: non sarà che anche questa volta 73×0=0? ), ma anche dimenticando questo piccolo dettaglio, l’eutanasia avviene (come chiaro a chiunque sappia leggere il protocollo) proprio in seguito ad un’anestesia terminale, effettuata con overdose di anestetico, che infatti, come descritto nel testo della direttiva, provoca l’arresto cardiaco. La perfusione infatti avviene tramite una pompa peristaltica per infusione, che viene fatta entrare nel ventricolo sinistro e poi viene fatta proseguire nell’aorta, proprio per sostituire il sangue con la soluzione fisiologica prima della perfusione con il fissativo. Come pensano i nostri 73 che si possa inserire una cannula per infusione nell’aorta, passando per il ventricolo, con un cuore che batte?
Come dicevamo, anche questo è un dato chiaro e noto a chiunque si occupi di ricerca sui primati, ed infatti non è stato contestato né dal Ministero, né dall’ISS, ma purtroppo, anche in questo ennesimo caso, 73×0=0…
Vi risparmiamo il nostro commento sul resto del documento dei 73, perché il livello è lo stesso. I farmaci sono utilizzati per fini sperimentali e quindi possono essere utilizzati anche in difformità con quanto previsto nel foglietto illustrativo, proprio perché il loro uso è esplicitamente autorizzato dal Ministero che ha approvato il protocollo sperimentale, così come dovrebbe essere noto che in tutte le facoltà autorizzate a effettuare ricerca su animali c’è un veterinario responsabile del benessere animale (come prescrive la direttiva) che sovrintende l’utilizzo di ogni farmaco.
Ancora una volta: 73×0=0
La parte finale, in cui si suggerisce di utilizzare PET, MEG o altre tecniche di neuroimaging (che al più possono rilevare l’attività cerebrale in un area di qualche centimetro come sostitutivo di una tecnica nella quale si utilizza un elettrodo di pochi micron (millesimi di millimetro) per osservare l’attività di un singolo neurone è talmente fuori dalla realtà da non meritare altro commento che l’ormai consueto
73×0=0!
Dott. Dario Padovan
Presidente
Pro-Test Italia
Biologo
Bibliografia
[1] Glazko G, Veeramachaneni V, Nei M, Makałowski W.
Eighty percent of proteins are different between humans and chimpanzees.
Gene. 2005 Feb 14;346:215-9.
[2] Mazzi A.
Elementi di anestesia degli animali esotici e selvatici
Seconda Edizione (2008)
Edizioni Cortina (Verona)
[3] Oehmichen M, Auer RN, König HG
Forensic Neuropathology and Associated Neurology
Springer Science & Business Media, 2006