Processo Green Hill: la ricerca di sensazionalismo e la perenne insoddisfazione delle associazioni animaliste

LETTERA APERTA AL DIRETTORE E ALLA REDAZIONE DE “La Stampa”

Gentile Direttore de “La Stampa”,

qualche giorno fa il Vostro giornale ha ripreso una velina Ansa riguardante il processo Green Hill, completamente decontestualizzata e faziosa. La seguente è per spiegare in modo corretto la questione, con auspicio di diffusione riconoscendo la serietà che avete dimostrato recentemente nel trattare argomenti riguardanti la ricerca e la Salute pubblica.

Ci riferiamo alla notizia che titolava: “Green Hill, gli imputati: I Beagle non venduti erano utilizzati per estrarne sangue e sieri”. Lasciando perdere il fatto che la dichiarazione riportata nell’articolo è una nota marginale per nulla inerente alle accuse rivolte a Green Hill, che riguardano quello che è successo dentro alla struttura e non quello che succedeva ai cani una volta venduti, e tralasciando anche che i media non stanno purtroppo raccontando quello che sta succedendo nel processo, ovvero che le tesi dell’accusa sono state di fatto  tutte ampiamente confutate, tale “notizia” è da considerarsi incompleta e riportata nell’articolo in modo fuorviante.

I metodi in vitro, anche veterinari, usano anche anticorpi di cane (Immagine: Towerwood Veterinary Group)

I metodi in vitro usano anche anticorpi di cane (Immagine: Towerwood Veterinary Group)

Sarebbe stato opportuno precisare che la stragrande maggioranza dei cani non adatti alla vendita (piccoli difetti, fattrici e riproduttori anziani) venivano donati ad associazioni animaliste francesi e tedesche ed erano destinati all’affido. Questo in aula è stato chiaramente detto (noi eravamo presenti) ma stranamente è sfuggito al giornalista, come è sfuggito anche di chiedere la spiegazione o l’opinione di qualche rappresentante di Green Hill, sempre disponibili, mentre le dichiarazioni virgolettate della LAV non mancano mai. Ci chiediamo se la caccia al click può essere motivazione sufficiente per i media italiani per trasformarsi nell’ufficio stampa delle associazioni animaliste, ignorando uno dei principi fondamentale del giornalismo: l’imparzialità.

Dato che il fatto non ha alcun impatto ai fini del processo (la vendita era legale e inerente alla tipologia dei cani in questione)  la strategia di alcune associazioni animaliste è alquanto chiara: cercare di montare un caso emotivo e mediatico, per sopperire la mancanza di evidenze fattuali e cercare di influenzare l’esito del processo.

Quello che stupisce ancora di più è l’affermazione della LAV riportata nel vostro articolo: «una dichiarazione sconcertante che la dice lunga su come erano considerati gli animali dalla Green Hill».

È infatti strano che la Lega Anti Vivisezione si sconcerti per qualcosa che solitamente difende: i metodi in vitro. Ebbene sì: l’utilizzo principale di quel sangue e di quel siero è proprio l’utilizzo nei tanto amati (ma a quanto pare per loro completamente sconosciuti) metodi in vitro, considerati da loro come alternativa alla sperimentazione animale.

Stupisce quindi che un giornalista non faccia la fatica di controllare il dato e di capire a cosa serve (e come viene estratto) il sangue di cui si parla, lasciando invece intendere qualcosa che molto assomiglia a una versione moderna di Dracula il Vampiro: dall’articolo sembra quasi che i cani vengono dissanguati da svegli invece quello che viene fatto all’animale è un prelievo di sangue, che non uccide l’animale, esattamente come viene fatto all’uomo per le donazioni di sangue e plasma, e che può essere ripetuto nel tempo solo dopo opportuni controlli veterinari e tempi di recupero.

La stessa azienda citata nell’articolo fornisce le motivazioni: “Fornendo fluidi biologici non patologici alla comunità scientifica per l’uso nella validazione e nella calibrazione di sistemi di analisi e di test biologici in vitro, si prevede che ci sarà una riduzione della necessità di ripetere i test e quindi il numero di animali impiegati sarà minimo”

La pratica di fatto aiuta a ridurre l’utilizzo degli animali nella sperimentazione animale, attività che dovrebbe essere difesa e non attaccata dagli animalisti.

e dal punto di vista della sofferenza degli animali?

Anche su questo punto riportiamo uno stralcio della documentazione dell’azienda tirata in ballo dalla crociata mediatica della LAV:

“La procedura è stata autorizzata dal comitato etico dopo analisi e discussione. […] La procedura è stata valutata come lieve e questo è stato provato nella documentazione. […] Gli animali verranno monitorati durante tutto il periodo [della produzione di anticorpi] per limitare il rischio di effetti collaterali e il dosaggio delle somministrazioni [di antigene] verrà ridotto o sospeso se si ritiene che ulteriori somministrazioni possano causare stress all’animale”

In sintesi:

  • Il sangue e i sieri dei cani sono indispensabili per diversi test in vitro, anche a uso veterinario, via maestra a detta degli animalisti per rimpiazzare la sperimentazione animale.
  • L’uso di sangue o siero di cane riduce il numero di animali impiegati in ricerca
  • In qualche caso l’uso di sieri animali SOSTITUISCE completamente l’impiego di animali
  • I campioni impiegati vengono estratti in maniera non distruttiva, con una procedura che causa sofferenza o stress lievi, e in maniera che è sostanzialmente uguale a quanto viene fatto agli umani per le donazioni di sangue e plasma
  • Gli animali vengono costantemente monitorati e le procedure interrotte se si vede che l’animale è sofferente

Stupisce davvero leggere che la LAV si sconcerti a vedere applicato proprio quello che (almeno a parole) propugna da anni: un maggiore utilizzo di metodi in vitro.

E, per parafrasare il loro commento, questo la dice lunga sulla competenza di certi esperti quando si parla di sperimentazione animale.

RingraziandoLa per l’attenzione porgiamo

Distinti Saluti

Dott. Dario Padovan

Presidente

Pro-Test Italia

#BastaBugieSuGreenHill

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