Processo Green Hill, raddoppiata la mortalità dei cuccioli dopo il sequestro

Mercoledì 26 Novembre, quarta udienza del processo Green Hill che sancisce la chiusura della fase istruttoria: noi eravamo presenti in aula anche questa volta e quindi vi vogliamo fornire il resoconto.

Parlano i consulenti della difesa e gli imputati. Dalle analisi dei dati depositati, i consulenti della difesa hanno comunicato che dopo il sequestro, e quindi dopo il passaggio di gestione alla Forestale affiancata dall’Asl e dai veterinari delle associazioni animaliste, l’indice di mortalità dei cuccioli dalla nascita allo svezzamento sono passate dal 5,5% all’11%. La gestione Green Hill dimostra quindi più professionalità e competenza delle stesse autorità incaricate di prendere in consegna i cani dell’allevamento. Lo stesso veterinario dell’ASL che ha seguito i cani ha lamentato che quest’ultimi venivano trasferiti dalla Forestale senza che loro venissero opportunamente avvertiti.

Il Corpo della Polizia Forestale è stato criticato anche per come ha condotto l’ispezione presso la struttura di Montichiari: i beagle non sono stati pesati (dimenticanza importante visto che la normativa prevede l’ampiezza dei box non rispetto al numero di cani ospitati ma rispetto al peso complessivo di quest’ultimi) e quindi le asserite accuse di sovraffollamento non possono essere provate.

Mancano anche altre rilevazioni, come quelle sul rumore e sull’illuminazione. Rilevazioni che invece erano state tutte eseguite durante un’ispezione a sorpresa dell’istituto zoo-profilattico su richiesta del Ministero nei mesi precedenti, verifica superata brillantemente da Green Hill.

Dal dibattimento escono anche i particolari dei danni provocati dal blitz animalista dell’Aprile 2012 all’interno del capannone 3, il più delicato perché contenente i cuccioli e le fattrici.
Alcune fattrici hanno abortito la cucciolata, evento rarissimo per questo tipo di allevamenti: altre hanno interrotto la lattazione ai cuccioli, mentre alcuni cani “liberati” hanno bevuto del disinfettante, andando incontro alla morte. Per entrare nei capannoni, inoltre, è necessario utilizzare scarpe, guanti e tute speciali per prevenire il rischio d’ingresso di batteri e virus nell’allevamento e tutelare quindi l’ambiente dei cani: precauzioni che ovviamente non sono state prese dagli animalisti durante l’incursione. Probabilmente per questo, nei giorni successivi è scoppiata un’epidemia di parvovirosi che ha ucciso molti altri esemplari. La parvovirosi, grazie alle specifiche attenzioni di allevamento di Green Hill, era stata debellata e non si erano più registrati casi dal 2010.

 

#BastaBugieSuGreenHill

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