Green Hill e il Decreto ad Aziendam
Se la Gazzetta Ufficiale conferma le indiscrezioni, alla fine il contentino al fanatismo animalista è stato dato, a costo di fare a pugni con la giustizia e, soprattutto, con il buon senso. Green Hill dovrà chiudere definitivamente, non tanto per le accuse pretestuose nei suoi confronti che saranno ampiamente smentite in tribunale, bensì per legge di Stato. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo di attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. L’articolo 10, comma 5, del suddetto decreto afferma in modo categorico:
“È vietato l’allevamento di cani, gatti e primati non
umani per le finalità di cui al presente decreto.”
In Italia l’unico allevamento che viene impattato dal decreto è Green Hill. L’azienda del gruppo Marshall dovrà quindi chiudere lo stabilimento, senza che nessuno gli restituisca i circa 10 milioni del suo valore. Questo solo perché gli animalisti l’hanno scelto come bandiera per la battaglia contro la sperimentazione animale, solo perché l’odio lo si concentra meglio se c’è un nemico, se c’è qualcosa di fisico e reale dove scatenare i mass-media e l’ignoranza.
Mi chiedo se è un paese normale quello che per legge ammette che la sperimentazione animale sia necessaria, che obbliga a utilizzarla nel processo di controllo dei farmaci, ma che alla fine impedisce di allevare le cavie per praticarla. Mi chiedo se per fare contenta qualche associazione animalista si debba:
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comprare le cavie all’estero con spese maggiori;
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farle trasportare da luoghi lontani, col rischio di perdite durante il tragitto;
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precludersi un mercato che porterebbe lavoro e tasse all’Italia;
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aumentare la produzione all’estero, dove le cavie vengono trattate peggio che in Italia, che attua controlli severissimi.
Passa il concetto, ultimamente, che se le ingiustizie capitano a una minoranza o, come in questo caso, a un singolo soggetto contano di meno. Tra dipendenti e indotto 50 famiglie non avranno più uno stipendio, licenziati “per decreto legge”.
Siamo un Paese con la sindrome del senso di colpa e della delega: non vogliamo le centrali nucleari perché sono pericolose, però compriamo l’energia dalla Francia che, a pochi chilometri dal confine, ha diverse centrali dedicate a noi. Stessa cosa accadrà per la sperimentazione animale: nasceranno allevamenti al confine che riforniranno gli istituti di ricerca italiani, così saremo tutti contenti: potremo dire “non sono Stato io” ad allevare le cavie, ma le utilizzeremo come abbiamo sempre fatto.
Questo è un altro esempio lampante di elogio all’idiozia, che contribuirà a renderci ridicoli all’estero, la credibilità si misura soprattutto con la coerenza.