Caso Stamina: sono i TG i veri colpevoli

Il giorno dopo sono tutti a favore del metodo scientifico, della medicina reale, del fatto che una cura per essere seria e validata deve passare da una fase preclinica e che forse nel 2013 non è proprio il caso di usare bambini come cavie. Siamo il Paese dei “Capitan Senno di Poi”, bravi a salire nel carro dell’ovvio quando questo viene rivelato.

Nel girone degli ignavi la parte del leone la fa l’informazione, e soprattutto i telegiornali.Perché se abbiamo un popolo che abbocca ciclicamente ad ogni pozione magica spacciata per cura il merito è soprattutto loro. In un recente convegno organizzato dall’Associazione Luca Coscioni sulla libertà di ricerca scientifica, Gianni Betto, Presidente del Centro d’Ascolto dell’Informazione Televisiva, è stato categorico:

Su 105 mila notizie dei telegiornali RAI: (1 gen 2011 – 20 nov 2013)

  • 81 notizie hanno trattato l’argomento ricerca scientifica (0,08%)
  • 1h 51’ su 4.300 ore totali (0,07%)
  • Una notizia ogni 1.296

Su 1h 51min dedicate dai TG RAI alla ricerca scientifica in vivo negli ultimi 3 anni, 1h 30min è stata dedicata alle proteste animaliste (protagonista incontrastato il caso Green Hill, con quasi un’ora) quindi di fatto i telegiornali nell’ultimo triennio hanno parlato bene della ricerca scientifica in vivo poco più di 20 minuti. Non è una questione di poca importanza se consideriamo che il cittadino italiano forma la propria coscienza principalmente attraverso la televisione; il 97% degli italiani infatti dichiara di utilizzare come principale mezzo informativo la tv e di questi il 74% dichiara di utilizzare il telegiornale per incrementare le proprie conoscenze.

Non c’è da stupirsi, a questo punto, che l’opinione pubblica su un tema così delicato si formi in rete, dove interessi di parte (disinformazione animalista) e interessi economici (cialtroni che truffano disperati) hanno vita facile nello spacciare per vere teorie ridicole, delegittimando la ricerca scientifica da loro detta “ufficiale” (e che in realtà è l’unica) che, in quanto cosa seria, deve passare dai test di laboratorio, dalla sperimentazione animale, per arrivare solo alla fine alla fase clinica sull’uomo, un processo che dura mediamente 10-15 anni, come in tutto il resto del mondo, perché i lavori fatti bene richiedono tempo.

Serve un impegno quotidiano e culturale dell’informazione italiana in materia, soprattutto del servizio pubblico, visto che la RAI non deve agire solo con logica commerciale.Telegiornali a parte, è lecito chiedere se l’Ordine dei Giornalisti non abbia nulla da dire su come è stato trattato l’argomento Stamina nella trasmissione delle Iene.

Noi di Pro-Test Italia difendiamo la vera ricerca scientifica, compresa la sperimentazione animale, che purtroppo ancora oggi è pratica necessaria. Quando il 19 settembre per la prima volta abbiamo portato 500 ricercatori da tutta Italia davanti a Montecitorio a manifestare per la ricerca, una giornalista di una testata nazionale dopo qualche minuto se ne è andata senza intervistare nessuno, facendosi scappare che se non c’era sangue non c’era notizia e dunque che sperava in una contestazione violenta degli animalisti, che non c’è stata. La sintesi è tutta qui. Telegiornali e stampa che vivono di sensazionalismo, che inseguono chi urla, chi chiazza di sangue le foto dei vertici delle istituzioni, chi blocca il traffico, ignorando le proteste e i discorsi ragionati. Per carità, le risse in Italia hanno più audience, più click e si vendono meglio, ma poi non lamentiamoci se coltiviamo un Paese di pecore. I mass-media da sempre hanno avuto nella storia non solo un ruolo informativo, ma anche educativo, cosa che spesso viene dimenticata.

Concludiamo ringraziando le poche testate generaliste che in tempi non sospetti hanno espresso dubbi sul metodo Stamina. Innanzitutto La Stampa, che con le sue inchieste ha mostrato la vera natura dell’operazione, ma anche TempiGiornalettismo, Linkiesta,Prometheus e  Wired.

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