Alziamo la posta: qual è la risposta pubblica efficace alle campagne sui diritti animali?
Su gentile concessione del comitato scientifico inglese Speaking of Research pubblichiamo la traduzione dell’articolo Raising the bar: What makes an effective public response in the face of animal rights campaigns?, di Allyson J. Bennett.
Per alcuni scienziati ed istituti impegnati nella sperimentazione animale, avere contro le campagne degli animalisti è un fatto della vita. Queste campagne variano per strategia, scopo e durata. Ad un estremo della scala si trovano le campagne con uno scopo limitato, per esempio quando un giornale riporta, più o meno letteralmente, un comunicato stampa degli animalisti costruito distorcendo dati pubblicamente disponibili. All’altro estremo ci sono campagne prolungate, finalizzate a far cessare le ricerche di uno scienziato, con l’utilizzo di molestie via mail e telefono, proteste davanti casa, incendi alle auto o minacce indirizzate ai figli.
In qualche punto tra questi estremi si trovano altri tipi di campagna che dovrebbero preoccupare chi si interessa dell’opinione pubblica riguardo la sperimentazione animale. Uno è lo sforzo continuo, di ampia risonanza e multimediale, di bersagliare uno specifico scienziato o un’area di ricerca. Un altro è la continua distorsione, meno visibile ma insidiosa, della sperimentazione animale, inclusa la promozione di idee quali: la dieta è la cura per la maggior parte delle malattie; esistono alternative non basate su animali che potrebbero raggiungere gli stessi risultati della ricerca basata sulla sperimentazione animale; la maggior parte della sperimentazione animale non è coperta da alcuna regolamentazione; per dirne solo alcuni.
Queste campagne, e le loro conseguenze, toccano tutti coloro – scienziati, medici, ONLUS, pazienti, commissioni di regolamentazione, il pubblico – che sono interessati allo stato presente e futuro di una sperimentazione animale condotta in modo etico ed umano, finalizzata al progresso della comprensione scientifica e della medicina.
Perché? Perché la sperimentazione animale dipende da un supporto democratico, con una maggioranza che concorda sulla sua necessità, sui suoi benefici, e sulle condizioni in cui viene condotta. Dipende anche dalla volontà degli scienziati di dedicare la loro vita a problemi la cui soluzione attualmente richiede la sperimentazione animale. Infine, dipende dalla volontà delle istituzioni pubbliche e private di fornire il supporto e le strutture per il lavoro di ricerca.
Ben comprendendo ciò, nel corso di varie decadi gli animalisti hanno sviluppato e raffinato approcci sfaccettati atti a destabilizzare i tre fattori appena elencati, che sono necessari per la continuità della ricerca. Le cosiddette campagne “di pancia” minano comprensione e apprezzamento pubblico della ricerca, e possono anche funzionare contro istituzioni e singoli individui, svilendo i benefici portati dal loro lavoro ed aumentando la paura di attenzioni negative non desiderate.
Nel frattempo, le campagne di diffamazione dirette a specifici individui o istituzioni – sebbene diano l’impressione di toccare solo una piccola frazione degli scienziati nel mirino – in realtà hanno un impatto amplificato, in quanto contribuiscono all’impressione generale che la sicurezza personale dei ricercatori sia a rischio.
Oltre a rendere difficile la vita ad alcune persone, queste campagne hanno un effetto globale molto più grave e devastante: contribuiscono infatti a creare un clima in cui è meno probabile che gli scienziati, le istituzioni, le ONLUS, e altri parlino pubblicamente del valore della sperimentazione animale. Al contrario, contribuiscono a diminuire le opportunità di un dialogo pubblico serio, informato sui fatti e civile, sul tema della sperimentazione animale. Inoltre, riducono le probabilità che il pubblico riceva informazioni accurate a fronte di campagne animaliste che distorcono grossolanamente le modalità, la necessità e i benefici della sperimentazione animale.
Visto da questa prospettiva, appare chiaro che quelle istituzioni, organizzazioni e persone che continuano a credere che l’argomento non le tocchi in quanto non sono mai state bersaglio diretto degli animalisti dovrebbero riconsiderare la questione.
Cosa si può fare per contrastare questa campagna pubblica in corso contro la sperimentazione animale? Abbiamo scritto molto in precedenza sui tanti approcci, e sulle sedi ed organizzazioni impegnate in tentativi di spiegare efficacemente il ruolo degli animali nella ricerca (qui, qui, quie qui). Crediamo che la responsabilità per il coinvolgimento e l’educazione del pubblico sulla sperimentazione animale sia condivisa dall’intera comunità.
Quindi, qual è una risposta pubblica efficace alle campagne sui diritti animali?
Per cominciare, riconosciamo che ci sono istanze molto diverse nel coinvolgimento del pubblico al tema della sperimentazione animale. Sebbene possano sovrapporsi parzialmente, allo scopo di aumentare la comprensione del pubblico, le considerazioni basate sui fatti e il dialogo sulla ricerca, queste differiscono (tra le altre cose) per quanto riguarda il pubblico, i partecipanti, i tempi e gli obiettivi specifici. Due istanze generali includono:
- Sensibilizzazione ed educazione. Programmi mirati a fornire al pubblico informazioni accurate sulla sperimentazione animale, inclusa un’educazione riguardo alle sue modalità, ai suoi obiettivi, e ai suoi danni e benefici. Programmi efficaci di educazione e sensibilizzazione includono sforzi prolungati che possono coinvolgere gruppi di persone dedicate a tempo pieno, comunicatori, ed educatori in collaborazione con scienziati, medici, veterinari, stabularisti ed altri, o consistere di un semplice servizio volontario senza supporto formale. Il tipo di sede e la creatività nei programmi di sensibilizzazione è variabile: include attività faccia a faccia – visite ai laboratori, seminari, festival della scienza, eventi, corsi nelle scuole, ad esempio, ma include anche articoli, newsletter, post sul web ed altro materiale scritto, orale o visivo disseminato pubblicamente.
- Risposte a specifiche campagne o ad eventi. Idealmente anche mirate a fornire al pubblico informazioni accurate sulla sperimentazione animale. Mirate a contrastare l’informazione inaccurata, fornire equilibrio e contesto dove necessario, e difendere coloro che vengono attaccati.
Come dovrebbe essere una risposta ottimale ed efficace ad una campagna animalista? Ovviamente non c’è una singola risposta, ma se mettiamo insieme i tipi di risposte più comuni che abbiamo visto negli ultimi anni, possiamo identificarne alcuni che sono chiaramente poco efficaci.
- La risposta peggiore è nessuna risposta. Le istituzioni scoprono ogni volta che questo atteggiamento le fa apparire come se avessero qualcosa da nascondere. Quindi, gli animalisti e i media enfatizzano il silenzio “sospetto”.
- Appena meglio dell’assenza di commenti appare il commento completamente generico.
“L’Università di X porta avanti ricerche basate sulla sperimentazione regolamentate in base alle leggi vigenti. Le nostre ricerche sono mirate alla comprensione di patologie quali il diabete e l’AIDS”
Sebbene meglio che non rispondere, questo commento non fa nulla per affrontare i punti sollevati dai media o dagli animalisti. Una istituzione che faccia solo questo avrà un danno alla propria reputazione, e convincerà gli animalisti che l’istituzione non controbatterà alle loro accuse. - La risposta sufficiente è quella immediata e specifica per le accuse fatte.
Dovrà rassicurare sul fatto che l’istituzione non ignora le proprie responsabilità verso gli animali, ed inoltre dovrà spiegare il ruolo degli animali nella ricerca, ed illustrare le specifiche attività di ricerca che hanno luogo nell’istituzione. Questa risposta dovrebbe includere un commento da parte di un amministratore ai vertici della struttura, per mostrare che l’istituzione è seria, e un link alle linee guida sulla sperimentazione animale dell’istituzione. Questa risposta non dovrà essere fornita soltanto ai giornalisti che ne facciano richiesta, ma anche inviata a tutti i media che abbiano trattato l’evento scatenante. Se i media in questione non hanno contattato la vostra istituzione in primo luogo, chiedetene ragione all’editore – non è accettabile ripetere affermazioni senza averle prima verificate. - Le istituzioni possono ulteriormente migliorare queste risposte invitando i giornalisti o politici locali a visitare le strutture. Le visite migliori sono guidate da qualcuno con chiara conoscenza sia della scienza che delle implicazioni del benessere animale nel laboratorio (per es. uno scienziato o un veterinario con responsabilità degli stabulari). Questo serve anche a creare connessioni personali con i giornalisti e ad immunizzarli contro ulteriori campagne animaliste.
- Le istituzioni dovrebbero essere consapevoli che documenti disponibili pubblicamente, dai rapporti pubblicati dal ministero alle cartelle cliniche dei veterinari, sono spesso usati dagli animalisti per generare comunicati stampa che potrebbero non venire esaminati in modo critico dai giornalisti o dai lettori. Come risultato, le informazioni in questi documenti possono essere presentate in modo da non avere un contesto o un’interpretazione appropriati. Come abbiamo precedentemente scritto, questa è un’area che le istituzioni e le organizzazioni professionali potrebbero affrontare più efficacemente aumentando i propri sforzi per fornire spiegazioni accessibili. Per esempio, quando vengono rilasciati documenti in risposta a richieste di trasparenza nelle procedure, le istituzioni possono fornire un’appendice che fornisca spiegazioni dei termini utilizzati, contestualizzi le cifre, e in ogni caso demistifichi i documenti in modo da consentire una lettura più informata, equilibrata e aperta ad un lettore ragionevole.
In ogni caso, la migliore risposta è arrivare primi. Non aspettate le campagne animaliste per iniziare la sensibilizzazione – offrite in modo attivo visite alla comunità locale e portavoce alle scuole locali – entrate in contatto con coloro che potrebbero difendervi o accusarvi.
Rendetevi conto anche che, come la scienza e le scoperte effettuate nella vostra istituzione sono importanti al di fuori della comunità locale, così lo sono le notizie date sui vostri programmi di sperimentazione animale. Raggiungere il pubblico con informazioni accurate riguardo il trattamento etico ed il valore degli animali in un gran numero di ricerche dovrebbe essere un obiettivo esplicito e supportato nella comunicazione delle notizie scientifiche.
Tradotto da [2P]