Malattia di Wilson
Si definisce come malattia di Wilson una condizione genetica autosomica recessiva (ovvero che si manifesta se il soggetto possiede due alleli mutati per un determinato gene) che coinvolge il metabolismo del rame provocando danni principalmente a livello cerebrale ed epatico ma che è possibile controllare se viene posta una diagnosi precoce.
Si presenta con una frequenza di un caso ogni 40.000 ed è causata da varie mutazioni di un gene (a sua volta è coinvolto nella sintesi di una proteina, ATP7B) che alterano l’escrezione del rame attraverso la bile e ne provoca l’accumulo a livello epatico a partire dall’infanzia, creando quindi un danno ossidativo; viene inoltre coinvolto il legame del rame con una proteina presente nel plasma, la ceruloplasmina, evento che ne compromette la stabilità e ne favorisce la degradazione.
Questi due eventi sono alla base rispettivamente del danno a livello di fegato e dell’accumulo di rame libero nell’organismo a vari livelli.
Attualmente conosciamo oltre 500 mutazioni del gene che possono causare questa malattia.
La malattia può portare a forme di epatite, cirrosi epatica o scompenso epatico che tipicamente si manifestano durante o alla fine dell’adolescenza ma in Paesi come l’India o l’Estremo Oriente si possono osservare anche in bambini di 5-6 anni.
L’accumulo di rame nell’organismo invece provoca danni a diversi livelli:
- A livello cerebrale si iniziano ad avere manifestazioni attorno ai 20 anni con quadri variegati a seconda delle regioni di deposito del rame; possiamo avere sindromi simil-Parkinson, tremori di diversa natura, distonia (un disordine del movimento che obbliga una persona a posizioni forzate anche innaturali), perdita di memoria, emicrania, epilessia e difficoltà di concentrazione; in metà dei pazienti con problemi neurologici si manifestano anche disordini psichiatrici quali perdità del controllo emotivo, depressione, iperattività e perdità delle inibizioni;
Si può avere amenorrea (scomparsa delle mestruazioni) e aborti spontanei ripetuti, possono formarsi calcoli biliari e renali, microematuria (presenza di sangue nelle urine non rivelabile ad occhio nudo ma solo attraverso il microscopio), depositi di rame sul margine della cornea (anello di Kaiser-Fleischer, indicato nella foto) e alterazione della cataratta.
E’ importante diagnosticare il prima possibile questa condizione in quanto, se non trattata tempestivamente, può comportare danni importanti, spesso irreversibili, e portare ad altre patologie quali l’epatocarcinoma (tumore del fegato).
La terapia attualmente si basa su farmaci che legano il rame (i cosiddetti chelanti) i quali agiscono sia a livello sanguigno che intestinale e devono essere assunti dal paziente per tutta la vita; inoltre i malati devono seguire una dieta a basso contenuto di rame (eliminando gli alimenti ad alto contenuto di rame come crostacei e frutti di mare,fegato e frattaglie, cereali, noci e frutta secca, funghi e cioccolato) in modo da prevenirne l’accumulo. Nei rari casi in cui si può sviluppare un’epatite fulminante o quando la cirrosi epatica è avanzata può essere necessario un trapianto di fegato. E’ infine utile valutare i membri della famiglia di un paziente affetto in modo da stabilire se presentano una mutazione nota o altri esami che possano indicare una mutazione ancora sconosciuta.
In Italia l’associazione di riferimento per questa malattia è l’Associazione Nazionale Morbo di Wilson ONLUS http://www.malattiadiwilson.org/index.php/it/